... ... Proprio osservando come viviamo, un uomo dell'Oriente disse qualche tempo fa “Quello che più mi ha sorpreso negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare i soldi, e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente, in maniera tale che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto”. E la cosa che a me sembra grave – no, devo essere sincero, mi sembra gravissima – è che è accaduto tutto in maniera tale che un simile assurdo stato di cose ha finito per sembrarci normale. Beninteso, noi non siamo certo esenti dal problema, questo è stato un anno finanziariamente molto stressante, abbiamo lavorato con minori risultati, abbiamo avuto più spese, insomma, le stesse cose di tutti. E abbiamo fatto una certa fatica a mantenere uno spazio vitale per tutte le altre cose della vita, il senso dell'amicizia, l'amore autentico, l'educazione dei figli, il contributo personale all'evoluzione della società umana, il contatto interiore con il divino … tutte cose che, parafrasando un famoso discorso di Robert Kennedy, non compaiono nel PIL – o non influenzano lo Spread, per attualizzare – ma sono i veri motivi per cui la vita merita di essere vissuta. Quanto tempo riusciamo a dedicare a questi aspetti della nostra vita? In un bell’articolo su TerraNuova, il direttore Mimmo Tringale ci ricorda una tradizione contadina di fine anno, ereditata dai Celti, dove viene dato fuoco su una pira a un fantoccio, che simboleggia il “vecchio”. Ciascuno di noi ha il proprio elenco di fardelli da bruciare, di nemici da eliminare, ma Mimmo ci invita a fermarci un attimo e guardarci dentro, con benevolenza e determinazione, per riconoscere i nemici più subdoli, quelli che albergano in noi stessi, nelle pieghe della nostra coscienza. Sono le nostre resistenze, le chiusure e le paure che ci impediscono di incontrare quanto di autentico c’è in noi e negli altri. Nel nostro metaforico “falò di fine anno” possiamo bruciare tutto ciò che di vecchio, nel senso di “non più utile”, ci portiamo dentro, consapevoli che per lasciare andare la zavorra occorre rinunciare a una parte di noi stessi. Vi lasciamo ora con i nostri migliori auguri e una breve poesia Zen, pronunciata secoli fa da un monaco giapponese, tramite la quale vorremmo offrirvi un breve istante di pacifica meditazione: “Non si ripete due volte questo giorno,
scheggia di tempo grande gemma. Mai più tornerà questo giorno. Ogni istante vale una gemma inestimabile”.
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Emiliano Bonifetto
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