Qualche tempo fa, durante una conversazione piuttosto interessante intorno alla situazione della nostra società, un nostro amico ci ha detto: «Serve a poco, oggi, cercare nuove risposte a vecchie domande. È necessario porsi nuove domande!». Care amiche e cari amici, quest’anno cominciamo dalla fine, cioè dal perché nella busta che vi è arrivata ci sia un secondo cd, oltre a quello con la consueta compilation di musica varia. Anche questo secondo cd contiene una compilation, ma si tratta di musica un po’ “difficile”, pezzi che non ha molto senso ascoltare mentre si sta facendo un’altra cosa. Occorre sedersi in poltrona, o comunque comodi e rilassati, con un po’ di tempo a disposizione, poiché abbiamo scelto dei brani che in un certo senso rappresentano dei “mondi”, e in questi mondi occorre innanzitutto entrare, per poterli apprezzare. E per entrare in un mondo … ci va del tempo, del tempo dedicato. Perché l’abbiamo fatto? Come mai, in un momento in cui sarete indubbiamente molto indaffarati e a corto di tempo, vi inviamo qualcosa che ha invece bisogno proprio di “tempo libero” e di calma? Durante questi anni, in occasione del nostro contatto di fine anno, ci siamo soffermati a riflettere insieme su dei temi che giravano principalmente intorno al denaro e alla sua gestione, a come giorno dopo giorno le preoccupazioni economiche e finanziarie hanno invaso le nostre vite, ci hanno fatti sentire impoveriti, ci hanno costretti a subordinare loro il nostro tempo e talvolta la nostra salute … Bene, vorremmo tentare quest’anno di non parlare per nulla del denaro, vorremmo fare uno sforzo per negare la sua importanza “essenziale”, poiché secondo noi le cose veramente essenziali nella vita sono altre.
Per esempio il tempo. «Non ho più tempo!», quante volte ci siamo ritrovati a dirlo, ultimamente? Ed è vero, perbacco, non abbiamo più del “tempo vuoto”, del tempo da dedicare a noi stessi, o ne abbiamo pochissimo, in genere quando siamo ormai stanchi, esauriti. Che fine ha fatto, il tempo? Qualcuno se lo è portato via? Quasi cinquant’anni fa Michael Ende pubblicava “Momo”, un libro piuttosto profetico dove degli immaginari Uomini Grigi rubavano letteralmente il tempo degli esseri umani (le loro “ore-fiore”), mostrando la presunta inutilità del tempo libero e spensierato e promettendo che, se avessero seguito i loro consigli, avrebbero potuto “monetizzare” tutto il loro tempo. Nel libro Momo riusciva, grazie all’alleanza con Mastro Hora, il Signore del Tempo, a sconfiggere gli Uomini Grigi, ma se guardiamo le nostre vite, nella realtà hanno senza dubbio vinto loro, gli Uomini Grigi! La responsabilità però è nostra, siamo noi che (come la rana-che-finì-cotta-senza-accorgersene) abbiamo lasciato che la “scala di priorità” della nostra esistenza si modificasse sempre di più, fino a mettere il denaro, o quantomeno il lavoro, in cima a tutto. Quando eravamo bambini non era così, non avremmo mai pensato che tutta la nostra vita – lo spazio, cioè il luogo dove passiamo la maggior parte della nostra giornata, e il tempo, gli orari a cui siamo assoggettati quotidianamente – avrebbe ruotato intorno al lavoro e al denaro. A quel tempo la nostra “scala di priorità” era certamente un’altra: ognuno aveva la sua, ma a nessuno di noi sarebbe venuto in mente, per esempio, di scegliere la casa dove vivere in base a dove c’era il lavoro. L’obiezione ovvia è che “i bambini mica sanno cos’è la vita”, e quando si diventa adulti è normale cambiare prospettiva e fare scelte diverse. Obiezione accolta, vostro onore, ma solo in parte, poiché la priorità suprema di tutti gli esseri umani è indubbiamente la felicità, o perlomeno la ricerca della felicità, e alzi la mano chi tra noi può dire di essere felice. Nessuna mano alzata? Ma allora c’è qualcosa che non va! Proviamo ad andare a vedere cosa. Cos’è la felicità? Un ex professore di materie letterarie, che ha avuto un certo successo anche come cantautore, ha dato questa definizione: la felicità è uno “stato permanente di amore per la vita”. Vi pare una definizione pertinente? A noi sì, per cui proseguiremo su questa traccia. Possiamo amare la vita che conduciamo? È difficile, vero? Troppi problemi, troppa disarmonia, troppe tristezze, speranze deluse, sogni infranti, sofferenze nostre e di chi ci sta vicino … o l’ingiustizia verso chi ci è fisicamente lontano ma che sentiamo in qualche modo uguale a noi … Siamo – noi e gli altri – coinvolti senza sosta in qualcosa di molto differente dalla vita che avremmo voluto vivere. Ma che vita avremmo voluto vivere? Ecco una domanda interessante! Qualcuno ricorda ancora quando, da bambino/a o da ragazzo/a, fantasticava su chi avrebbe voluto essere “da grande”? Lo abbiamo sicuramente fatto tutti, e poi ce ne siamo dimenticati, vero? La vita e le sue necessità ci hanno travolti, o perlomeno fortemente indirizzati. Ma facciamo adesso uno sforzo e proviamo a tornare con la memoria a quei momenti: chi sognavamo di essere? che vita avremmo desiderato vivere? C’è una qualche traccia di quei sogni, di quei desideri, nella nostra vita attuale? Poiché è chiaro che un bambino o un ragazzo non sanno cos’è la vita, non conoscono ancora le difficoltà dell’esistere, la necessità dei compromessi, etc etc … ma una traccia, una piccola traccia è rimasta? Il “Sogno” e suo cugino il “Desiderio” sono i motori delle grandi imprese che sono state compiute nella storia dell’umanità, imprese che – viste razionalmente – rasentavano sovente la follia. Sono le storie di grandi personalità, con cui noi, piccoli esseri umani fortemente imperfetti, facciamo fatica a rapportarci. Ma la “dimensione del sogno” e la “dimensione del desiderio” contengono ambedue un mistero, e questo mistero può essere approfondito, se non addirittura svelato. Ci sarebbero molte altre cose da dire sull’argomento, ma ci siamo dilungati anche troppo per una letterina di auguri di fine anno. Se però qualcuno di voi desiderasse approfondire, noi ne saremmo felicissimi, le nostre caselle di posta attendono i vostri commenti: [email protected], [email protected]. Vi lasciamo con una piccola storia attribuita al Buddha e i nostri migliori auguri di un 2017 il più possibile consapevole e (quindi) felice! Una donna vide due cani che entrarono, in momenti diversi, nella stessa stanza, ma uno ne uscì scodinzolando, l’altro ringhiando. Incuriosita, entrò nella stanza per capire cosa rendesse felice l’uno e infuriato l‘altro, e con grande sorpresa scoprì che la stanza era piena di specchi: il cane felice aveva trovato cento cani felici che lo guardavano, mentre il cane arrabbiato aveva visto cento cani arrabbiati che gli abbaiavano contro. Quello che vediamo nel mondo intorno a noi è un riflesso di quello che siamo. Ciò che siamo è un riflesso di quello che abbiamo pensato.
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Emiliano Bonifetto
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