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Ora,
tra passato e futuro

Lettera fine anno 2019

12/31/2019

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Buongiorno amici, buongiorno amiche, come state?
Il nostro piccolo “presente” di fine anno giunge a voi all’interno di un periodo particolarmente confuso e stressante, a cavallo delle feste di Natale (un po’ prima? un po’ dopo?), e ci rendiamo conto che non è facile trovare un momento tranquillo per cercare di seguire le riflessioni poco usuali che ci piace condividere con voi.
Anche quest’anno non sarà proprio una passeggiata … anzi no, sarà proprio una passeggiata, una passeggiata nel bosco, un bosco di montagna immerso nel buio e nel silenzio, da cui – se alziamo per un attimo lo sguardo – si vedono le stelle …
Innanzitutto, chi sono le persone che ricevono questa nostra lettera?
Questa sessantina di persone sono clienti-amici, amici vari e quattro ragazzi e ragazze tra i 41 e i 22 anni, figli di Emiliano nonché nipoti di Paola.
Qualcosa li accomuna, oltre a essere in un rapporto più o meno stretto con noi?
Erano gli anni ’90 quando, per la prima volta, pensammo che valesse la pena dialogare con alcuni nostri clienti un po’ speciali su temi a cavallo tra il commerciale e l’esistenziale, e quando nel 2011 riprendemmo questa gioiosa abitudine (per noi è un piacere scrivere queste poche righe e assemblare una compilation di musica il più possibile gradevole e stimolante), ci chiedemmo ovviamente a chi potevano interessare i nostri “deliri di fine anno”.
Facemmo una scelta abbastanza ponderata, tralasciando – nel caso dei clienti – lo status di “importante” a vantaggio di un altro criterio. Quale?
Ci chiedemmo: “Chi, tra i nostri clienti del momento e i nostri amici personali, si sta facendo delle domande sul perché delle cose? Chi, tra loro, potrebbe apprezzare un invito a smettere – almeno per un attimo – di farsi triturare dalla difficile quotidianità di questi anni e a guardare la vita da una diversa prospettiva?”
Non tutti i prescelti della prima lista (una trentina di persone) apprezzarono, ovviamente; nessuno ci disse però che eravamo “fuori di testa”, e allora proseguimmo, aggiornando ogni anno la lista delle “vittime” fino ai sessanta circa attuali.
Perché questa lunga premessa? Perché quest’anno vorremmo affrontare direttamente la domanda delle domande: questa esistenza che conduciamo su questo pianeta ha davvero un senso?
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È una questione su cui si sono interrogati, durante secoli e millenni, fior di pensatori, filosofi, religiosi, scienziati, con risultati di vario tipo e valore, ma … esiste davvero una risposta?
La nostra “diversa prospettiva” è che, invece di cercare tout-court una risposta, sia essenziale continuare a porsi domande, come per esempio:
  • È possibile che un essere così ipersofisticato come l’essere umano (in cui avvengono, per esempio, migliaia e migliaia di scambi chimici a ogni istante senza che lui debba minimamente gestirli) sia venuto al mondo senza essere stato dettagliatamente progettato?
  • Tanto ultramillenario e supercoordinato impegno evolutivo (dalla prima cellula all’essere umano attuale) è finalizzato solo alle semplici funzioni biologiche, cioè nascere, crescere, procreare, ammalarsi e morire?
  • Potrebbe essere l’evoluzione della coscienza che guida i fenomeni della vita?
  • E se sì, verso dove?
Vi è venuto mal di testa? O un senso di nausea da viaggio? Vi sentite persi nell’immensità delle galassie dello spazio e del tempo?
Eppure, ogni giorno, lo strumento ipersofisticato che tutti noi siamo riinizia a funzionare (in realtà non ha mai smesso, nemmeno durante la notte e il sonno del corpo) e indirizza la sua coscienza verso la soluzione dei vari problemi che incontriamo lungo la via …
Non avete mai l’impressione di essere dei criceti che corrono in una gabbia, cercando da un lato di sfuggire a una prigione ma mantenendola nel contempo in essere con il vostro correre?
Scriviamo a voi perché pensiamo che, almeno una volta nella vita, questa “sensazione del criceto” l’abbiate provata, ed ecco allora un’altra serie di domande:
  • Ammesso che esista davvero una gabbia, qualcuno la dirige e la controlla?
  • Ancora più importante: c’è modo di uscirne?
  • E in tal caso, dove si trova la via d’uscita?
Non siete e non siamo certamente i primi che si sono posti queste domande, ma forse è ora di tentare, ribadiamo tentare, qualche risposta.
Nei secoli (forse nei millenni) molti hanno consumato buona parte della loro vita a cercare di identificare chi dirige e controlla la gabbia, e poi a combatterlo. A prescindere dal fatto che in genere non hanno fatto individualmente una gran bella fine, la gabbia purtroppo non è scomparsa, al limite è diventata più sofisticata, come ciascuno di noi può verificare ogni giorno.
Chi invece ha tralasciato il tentativo di cercare e combattere i cosiddetti “responsabili” e si è concentrato sulla via d’uscita ha dovuto guardare il mondo e la vita da un’altra prospettiva, cercando dentro di sé quello che non trovava fuori di sé.
Stiamo parlando qui di un percorso basato sulla “conoscenza di sé”, dei propri autentici valori, delle proprie vere intenzioni, dei moventi che ispirano le nostre azioni quotidiane, dalle più importanti alle più semplici e apparentemente banali.
Si tratta senza dubbio di un cammino di evoluzione della coscienza, e allora – guarda un po’ – ci ritroviamo a dare una delle (possibili) risposte a una delle “domande da mal di testa” che abbiamo posto sopra: potrebbe essere l’evoluzione della coscienza che guida i fenomeni della vita?
Nel corso di una vita, un bambino cresce fisicamente fino allo stato adulto, e nel contempo la sua coscienza fa altrettanto, fino a un’auspicabile – ma purtroppo sovente non realizzata – maturità di pensiero.
E se la storia dell’evoluzione dell’essere umano attraverso i millenni avesse lo stesso senso?
Se, come i primi organismi unicellulari sono evoluti materialmente fino all’ipersofisticato essere umano attuale, anche la coscienza dovesse seguire un percorso evolutivo, dalla più grezza fino alla più complessa e penetrante percezione della realtà?
Sì, a noi piace pensare che l’essere umano sia uno straordinario progetto ancora incompiuto, e che il suo avanzare verso il compimento attraverso l’evoluzione della coscienza sia l’UNICA possibilità che questo mondo disastrato ha per ritrovare una sua armonia, un suo equilibrio dinamico, un suo “perché” e – soprattutto – un suo “affinché”, un fine nobile e alto.
Ed eccoci all’ultima domanda: come fare, in concreto, tutti i giorni?
Parliamone.
Come vedete, questa volta non abbiamo detto nulla sul commercio o sulla situazione sociale (“La situazione italiana è grave, ma non è seria” scrisse Ennio Flaiano più di cinquant’anni fa).
Da parte nostra, vi auguriamo di poter passare qualche giorno sereno e (pro)positivo, non importa se soli o in compagnia: quello che conta veramente, ciò che vi è di più onorevole, è essere davvero “alla presenza di noi stessi”.
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    Emiliano Bonifetto
    ​

    Una decina di anni fa Emiliano e Paola pensarono che si stavano avvicinando anni difficili per il commercio, e che valesse la pena di provare a spendere qualche parola per mostrare il tutto da una prospettiva non convenzionale. 
    Nacquero così una serie di “lettere di fine anno”, un omaggio per una trentina di clienti-amici con cui intrattenevamo dialoghi che andavano al di là del puro aspetto commerciale. 

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